foto antica vignaLuca Maroni, analista sensoriale, enologo, autore ed editore dell’Annuario dei Migliori Vini Italiani, dopo 11 anni di lavoro è riuscito nell’intento della sua missione: ritrovare e reimpiantare in Milano l’originaria vigna di Leonardo da Vinci.

Il reimpianto della vigna di Leonardo, con viti identiche alle originali rinvenute nel 2008 da Luca Maroni e dal Gruppo Scientifico di lavoro dell’Università di Agraria di Milano diretto dal Professor Attilio Scienza, è previsto in contemporanea alla manifestazione ufficiale di apertura dell’Expo di Milano del 2015. Esso avrà luogo nell’originaria sede ove la vigna di Leonardo era piantata e dove è avvenuto il ritrovamento dei resti delle viti native: la Casa degli Atellani in Corso Magenta 65.

Luca Maroni avviò la sua missione nel 2004, dopo aver appreso nel 1999 la notizia del dono della vigna fatta da Ludovico il Moro a Leonardo nel 1498. La ricerca sulle vicende storiche della vigna leonardesca lo portò all’identificazione certa dell’ultima parcella superstite del vigneto di Leonardo. La porzione di vigna salvata dall’estirpazione nel 1920 dall’insigne Architetto milanese Piero Portaluppi e da questi inglobata nel giardino della sua Casa degli Atellani, oggi ancora di proprietà dei suoi eredi, la famiglia Castellini.

Maroni allora incontrò Letizia ed Anna Castellini, nipoti del Portaluppi, e chiese loro notizie sulla fine dei filari salvati nel 1920 dal nonno. Durante il primo sopralluogo nel giardino apprese il punto preciso ove i filari erano piantati e venne a conoscere il motivo della loro scomparsa: un incendio nell’agosto del 1943 quando Milano e la vicinissima Santa Maria delle Grazie vennero bombardate dagli alleati.

giardino atellani 2Immediata fu l’idea che sovvenne a Maroni: ma se la vite fu distrutta da un incendio, allora le radici sottoterra sono ancora integre, e magari scavando possiamo ritrovarle ricavandone frammenti cellulari ancora vivi per identificarla, riportarla in vita e ripiantarla, nella stessa posizione, della stessa identica natura dell’originale!

Il susseguente passaggio che vide impegnato Maroni fu quello di rendere partecipi e di avere l’appoggio nella missione delle Istituzioni cittadine, e per questo incontrò l’allora Sindaco Letizia Moratti che con grande entusiasmo assicurò il suo aiuto e istituì un Tavolo di Coordinamento tecnico-scientifico per il recupero del vigneto di Leonardo affidandone la direzione a Luca Maroni. In tale quadro, con il consenso e la collaborazione della famiglia Castellini si potè ipotizzare l’avvio del recupero.

Di assoluta e imprescindibile importanza per la riuscita dell’obiettivo della missione, la scelta del partner scientifico. Per un’impresa scientifica viticola così complessa e difficile, Maroni si rivolse al Professor Attilio Scienza, il massimo esperto vivente di vite nel mondo, fra l’altro, Professore Ordinario di Viticoltura proprio presso l’Università degli Studi Milano. Attilio Scienza si rese entusiasticamente disponibile alla Direzione e alla Conduzione scientifica della missione, e designò per l’operatività della ricerca i suoi due allievi migliori: il pedologo Rodolfo Minelli e la genetista Serena Imazio. Gli scavi manualmente condotti iniziarono l’ottobre del 2007 e si conclusero nel marzo del 2008.

L’esito scientifico degli scavi fu positivo: i residui vegetali trovati ancora vivi e interrati nel sito originale erano della vite di Leonardo! Inequivocabile il responso dell’Università di Milano: possibile da essi, visto il soddisfacente stato di conservazione, estrarre del DNA ancora non degradato e perciò geneticamente identificabile.

I risultati della ricerca, su iniziativa di Letizia Moratti furono presentati in anteprima mondiale assoluta da Luca Maroni a Parigi il 27 marzo 2008 in occasione della serata di gala offerta dal Comune di Milano ai delegati internazionali del BIE, funzionari che il giorno dopo avrebbero votato fra Smirne e Milano per decidere la sede dell’Expo 2015.

Designata Milano sede dell’Expo del 2015, iniziò così la seconda fase della missione, quella dei reperimenti dei fondi per l’individuazione del DNA della vite di Leonardo dai frammenti ritrovati. Fase che si prolungò senza esito positivo dal 2008 al 2013 e che fu interrotta nell’ottobre del 2013 da una lettera inviata da Piero Castellini, fratello di Anna e Letizia, a Luca Maroni.

In essa Piero Castellini, unico nipote maschio di Piero Portaluppi, anch’esso valente architetto milanese, manifestò a Maroni la volontà delle famiglie Castellini di voler ridar vita al vigneto di Leonardo reimpiantandolo nella loro Casa degli Atellani in maniera filologicamente identica all’originale. Loro stessi avrebbero finanziato l’impresa con la Fondazione Piero Portaluppi, operativamente guidata e condotta da Piero Maranghi, figlio di Anna Castellini.

Piero Maranghi riallacciò immediatamente i rapporti e il dialogo con le Istituzioni e la Soprintendenza cittadina, al contempo siglando un accordo con l’Università di Milano garantendo i fondi necessari all’identificazione del DNA della vite originale di Leonardo da Vinci ritrovata nel 2008 e ancora conservata dall’Università in laboratorio.

Fu così che nel 2014 l’Università di Milano giunse alla sua identificazione certa: Malvasia di Candia Aromatica. L’ultimo obiettivo della ricerca scientifica da conseguire era quello di individuare la specie, il clone di Malvasia di Candia Aromatica ancora esistente geneticamente più conforme alla nativa ritrovata. Per far ciò la genetista Serena Imazio comparò il DNA della vite originaria di Leonardo con quello di pressoché tutte le Malvasia di Candia coltivate oggi in Italia ed individuò le più rilevanti aderenze genetiche con un clone della Malvasia di Candia coltivato dal Consorzio di Tutela dei vini Doc dei Colli Piacentini.

Le viti così selezionate e individuate sono state reimpiantate nella Casa degli Atellani il 20 marzo 2015. Il progetto architettonico di reimpianto è stato realizzato e curato dall’Architetto Piero Castellini, con la consulenza agronomica dell’Università stessa e con l’intento di riportare in vita il vigneto di Leonardo da Vinci a Milano nelle stesse condizioni e della stessa natura identica all’originale.

Enorme la soddisfazione di Luca Maroni nell’essere stato l’agente dativo, il coordinatore e il propulsore di questa missione, storia che Maroni narra con i particolari di tutti gli episodi, con il racconto delle diverse fasi cronologicamente susseguitesi, con tutta la documentazione fotografica, scientifica, storica e letteraria raccolta in 11 anni di lavoro nel suo libro:

“Milano È la vigna di Leonardo”, edito da Sens e distribuito in aprile del 2015.

Più ancora grande della soddisfazione, la gratitudine di Luca Maroni per tutti coloro che hanno reso fattivamente possibile la realizzazione della sua missione.
“Senza la generosità di Anna, Letizia e Piero Castellini, senza la sensibilità di Letizia Moratti, senza l’efficienza di Piero Maranghi, senza la scienza di Attilio Scienza e dell’Università di Milano, senza le capacità tecniche e l’affetto di Serena Imazio, Rodolfo Minelli e Ferruccio Luppi, il mio sogno di vedere reimpiantato il vigneto di Leonardo a Milano non si sarebbe potuto avverare. La mia gratitudine e riconoscenza per ognuno di loro, è e sarà imperitura. Io ho sentito di dover operare in primis per rendere a Leonardo di Milano, ciò che di Milano era di Leonardo. Quindi per rendere al vino italiano ciò che di Milano era del vino italiano: il vigneto diamante più prezioso del mondo, quello di Leonardo da Vinci”.